13 dicembre, 2005

 

I "nuovi reazionari" anti-liberali della Sinistra

Bello l'articolo del liberale Egidio Sterpa sul Giornale di ieri. "Che significa essere liberali - scrive - e chi sono e dove stanno oggi i liberali?" Anche lui prende le mosse, come abbiamo fatto noi (vedi), dalla sparata pedagogica di Bertinotti a Franco Debenedetti: che ci stanno a fare, certi liberali, a Sinistra? che si facciano un loro partito, senza rompere le balle. Perché con la Sinistra i liberali non hanno niente a che fare. E anzi, se si fanno una lista, voglio vedere - dice Bertinotti - quanti voti prendono. Sempre che una lista liberale, quei poveretti, riescano fisicamente a presentarla, aggiungiamo noi... Come dargli torto? commenta Sterpa.
Certo, non vediamo nessun liberale tra i tanti no-global, glocal, black-bloc, e nella stessa base della Sinistra che esprime politici o economisti "per bene", "moderati", "con la testa sulle spalle", che poi in fin dei conti resta molto anti-americana, un po' antisemita, tanto pseudo-ecologista, troppo anticapitalista (quando non si tratta del capitalismo "da rapina" delle coop rosse), sempre giustizialista, istintivamente staliniana. Perché, si sa, l'avversario politico è un nemico, e se non si riesce a sconfiggerlo col voto, bisogna denunciarlo alla magistratura, meglio se anche questa è fatta di "compagni", che garantiscono rinvii a giudizio e sentenze. Senza contare i patetici comunisti storici come Cossutta e un buon quarto dei Ds, o gli allegri, fantasiosi, quasi-comunisti gandhiani arcobaleno (Bertinotti). Tutta 'sta gente sarebbe "democratica"? Dicono di esserlo, anzi formalmente se ne riempiono la bocca (salvo brogli ai seggi...), ma certo si tratta di viscerali anti-liberali.
Fortuna che sul Riformista Biagio De Giovanni ha replicato a Bertinotti: che cosa sarebbe una democrazia che consideri con ostilità ed estranea la dimensione liberale? "Sarebbe una democrazia lontana dalla tradizione più alta del pensiero europeo, dal concetto di libertà affermato da Constant - qui in un'antica stampa, ritratto nella sua maturità, NdR - (fondamentale il discorso pronunciato nel 1819 all’Athénée Royal di Parigi) e prima ancora da Kant (la libertà dell’uomo come risultato di scelta autonoma e non eterodiretta) e da Montesquieu, autore de Lo spirito delle leggi, opera che afferma l’altrettanto fondamentale principio della divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario)".
A De Giovanni bisogna essere grati - dice Sterpa - per la intelligente e robusta difesa della indispensabile coniugazione democrazia-liberalismo. Giustamente definisce "nuovi reazionari" quanti rigettano il liberalismo con "irresponsabile critica". Indica senza esitazione negli "antagonismi antimoderni e corporativi" uno dei lasciti della "vecchia sinistra italiana". E conclude: "L’intelligenza della sinistra deve impegnarsi perché ciò non avvenga: il suo vero compito è in questa battaglia".
Ma la Sinistra di oggi in Italia ha in sé valori, principi, che siano garanzia per la tenuta e lo sviluppo di un regime insieme democratico e liberale? C'è da dubitarne. Non a caso Ralf Dahrendorf, teorico liberale che spesso la Sinistra cita a proprio vantaggio - obietta Sterpa - scriveva giorni fa su Repubblica che la democrazia politica, magari con elezioni formalmente democratiche, da sola non garantisce l’ordine liberale", anzi può portare ad una democrazia illiberale, come è avvenuto in vari Paesi. Insomma, per dirla con von Hayek, perché un regime politico sia davvero liberale, bisogna che libertà di pensiero e libertà di azione del singolo cittadino siano assicurate sempre e anche nelle cose più piccole della vita quotidiana. Insomma, come insegna il mondo anglosassone, o il liberalismo permea l'intera società, oltre alle istituzioni e al diritto, diventando anche un "modo di pensare" e di comportarsi giorno per giorno, oppure non esiste.

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