28 maggio, 2006

 

Stampa italiana corrotta: silenzio sui candidati alternativi

Si sa come si diventa giornalisti in Italia: o perché figli di giornalisti, o amici di qualcuno, o affiliati ad un partito. Merito? Non lo si pretende mai. Anzi, se un giornalista bravo, perfino un collaboratore bravo, si affacciasse in redazione, sarebbe sbranato vivo dai colleghi invidiosi e cacciato da direttori più attenti all'ordine interno e alla volontà dei tanti raccomandati di redazione che al talento di uno solo. I giornalisti bravi, proprio come i liberali, non sono tollerati. Perché sono un'imbarazzante pietra di paragone. Con la loro stessa presenza stanno a dimostrare che gli altri non sono bravi (o non sono liberali).
Ebbene, la selezione strumentale delle notizie secondo teoremi politici che fanno comodo al giornale o ai giornalisti, che spesso sono di fatto impiegati statali, visto che i giornali italiani vivono di contributi pubblici, è la conseguenza diretta dello scarso merito professionale. I più proni a seguire le veline, a deformare la realtà, a eseguire le mistificazioni più grossolane, sono infatti i giornalisti meno bravi. Perché il bravo possiede e coltiva un ideale di perfezione che stride a contatto con l'imbroglio o l'autocensura.
Non ci meravigliamo, quindi, che a Milano un egregio e coraggioso candidato sindaco, il liberale e indipendente arch. Pagliuzzi, sia stato ignorato completamente dalla stampa gregaria che aveva avuto l'ordine di concentrarsi chi sulla Moratti, chi sul Ferrante, cioè sui due candidati della oligarchia spartitoria, per dirla alla Pannella (Nico Valerio).
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La campagna elettorale è finita. Ora, quando tutto è compiuto, dobbiamo elevare il nostro sdegno, la nostra voce libera, l'incredulità di gente onesta e di liberi cittadini per come la stampa cosiddetta libera ha trattato e non "coperto" le elezioni amministrative.
In tutti i mercati milanesi abbiamo incontrato tantissima gente che non voleva votare per i due candidati sindaci preordinati dall'alto (come due facce di una stessa medaglia) e coperti dal battage mediatico dei poteri forti di un'Italia in disfacimento. Ma questa gente non sapeva dell'esistenza di altri 9 candidati sindaci. Non era a conoscenza di candidato sindaco liberale a Milano. Quelli che abbiamo raggiunto han preso nota, han capito, han detto che voteranno per noi. Ma sono una minima parte di un'opinione pubblica deliberatamente tenuta all'oscuro dai CdS, dai Fogli, dai Liberi, dalle Repubbliche. Da tutti quei sedicenti giornali democratici che fanno del mantenimento della loro posizione dominante la causa principale della loro esistenza. E che incassano contributi pubblici (quindi anche i nostri e i vostri) per far da grancassa ai padroni del vapore.
Scandalosi, signori giornalisti. Siete scandalosi. Siete l'ennesima vergogna dell'italia. Buoni a parlare solo se qualche giudice compiacente tira fuori delle intercettazioni telefoniche. Schierati con il cervello all'ammasso.
Non vogliamo parlare di noi. Ma diciamo: un candidato sindaco liberale a Milano avrebbe almeno meritato - che dire - un'intervista. Non pretendevamo una pagina al giorno come per il prefetto prestato alla politica o alla ministra chiamata a Milano. Ma almeno un'intervista. Nulla. Come è nulla la vostra onestà.
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MARIO CAPUTI

Comments:
Il sistema moggi applicato al giornalismo, riformulando, il siatema italia applicato al giornalismo
 
niente di nuovo, sic
 
Perché non abolire l'Ordine dei Giornalisti, un organisno corporativo e in mano alla Trimurti confederale. Spesso i loro capoccia sono ex cigiellini riciclati alla stampa. Ci avevano provato Pannella e Taradash anni orsono a indire un referendum, ma non raggiunse il quorum. E allora dovremmo presentare un bel disegno di legge, contro un organismo clientelare e contrario alla valorizzazione delle professionalità.
 
Certo, l'Ordine dei giornalisti è una vergogna tutta italiana. Inventato da Mussolini è poi rimasto, grazie al corporativismo della stampa e al conservatorismo complice della Dc e del Pci. Gli unici che erano contro, già allora, erano i liberali. Einaudi scrisse pagine ormai famose contro l'Ordine, e anche Pli e Pri sia pure a mezza voce ogni tanto ne parlavano. Ma nel prossimo futuro sarà l'Europa a imporci di chiudere il baraccone del giornalismo corporativo, fabbrica di giornalisti mediocri (di Sinistra ma anche di Destra, sia chiaro: anzi forse questi ultimi sono perfino peggio sul piano professionale). La politica non c'entra: è che proprio sono premiati dal giornalismo non i migliori ma i raccomandati politici (per lo più a sinistra) o amicali (a destra). Poi c'è il terzo Polo: quello dei bravi. Ma oggi neanche possono scrivere. E se li fanno scrivere, certi giornaletti di Destra neanche li pagano. Però, poi, come se li intascano i finanziamenti truffaldini. Ecco una cosa da eliminare subito: i soldi pubblici ai giornali. E bisogna pubblicare la lista nera dei giornali (quasi tutti di Destra) che non pagano chi scrive...
 
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