10 luglio, 2006

 

Cari onorevoli lib-lib-lib, ora, vedo, cominciate a ragionare...

Cari politici liberali, ovunque voi siate, fate un piccolo sforzo: siate ottimisti. Conosciamo già il vostro pessimismo tra Leopardi, Kierkegaard e la "smorfia" napoletana (Martino, addirittura, crede alla jella...). Negatività che è uno dei motivi del fallimento politico dei liberali. Vi preghiamo, perciò, di non ricordarcelo. Vogliamo partire, anzi, dalle vostre parole più positive: le più recenti.
Sul Riformista, il repubblicano Giorgio La Malfa ha scritto "Per un’agenda liberale serve un partito liberale". Di fronte alla prospettiva che in Italia si costituiscano un grande partito nel Centro-destra collegato al partito popolare europeo, ed un altro, nel Centro-sinistra collegato al partito socialista europeo, dovrà sorgere, al centro, un terzo partito, collegato al partito liberale europeo.
Il liberale Stefano de Luca, sull'Opinione, si è detto d'accordo con La Malfa. Ed ha aggiunto: "Ma che fare per dare vita, come suggerisce La Malfa ed io concordo, ad una costituente o ad una federazione che riunisca le varie famiglie della tradizione liberale (da quella storica del Pli, ai repubblicani, agli azionisti, ad una parte dei radicali ed alla componente liberal-cristiana) ed i tanti liberi pensatori, liberali per istinto o per cultura senza appartenenza? Innanzitutto, prendere al più presto un’iniziativa che metta tutti insieme. In secondo luogo, avere il coraggio di rinunciare a privilegiare la logica di coalizione rispetto a quella della identità, correndone tutti i rischi conseguenti".
Belle parole, le stesse che, nel nostro piccolo, stiamo dicendo da mesi noi del Coordinamento.
Cari onorevoli (o ex) lib-lib, vedo che cominciate a ragionare. Manca solo Zanone. Del resto, sapete bene che il panorama italiano è destinato a cambiare nel breve periodo. E che la richiesta d'un nuovo soggetto liberale e laico unitario si porrà prima o poi come necessità primaria della politica, perché troppi voti sono stati dati di malavoglia, troppi cittadini non sono o non si sentono rappresentati.
Per evitare che i soliti furbi all'italiana fondino qualche nuovo soggetto pseudo-liberale (e le avvisaglie già ci sono...) entrate nel Coordinamento appena costituito dei Liberali Italiani. Trasformandolo, se volete. E' una struttura "preventiva" e cautelativa che serve a costituire un'àncora di salvezza, un punto saldo da cui partire nel caso che domani serva - e noi siamo sicuri che servirà - dar vita ad un soggetto liberale autentico, grande e autonomo.
"Grande"? ironizzerete voi. Ma sì. Tenete conto della scomposizione e ricomposizione che ci sarà. Con o senza la nuova Costituente proposta dall'intelligente Cisnetto di Società Aperta.
I liberali in Italia non sono lo 0,2 per cento, come certi politici pratici dicono, ma sociologicamente almeno 100 volte di più. Numerose indagini demoscopiche - senza mai riportare i termini "liberale" e "partito", hanno interrogato gli italiani con centinaia di domande su temi come mercato, laicità, cittadino-Stato, libertà di scienza ecc. Ebbene, è risultato che i liberali, che magari non sanno di esserlo, in Italia sono almeno il 30 per cento. E non potrebbe essere altrimenti, dopo la caduta del comunismo, nel Paese delle partite Iva, che è ancora dopotutto la 7 o 8.a potenza dell'Occidente. E invece, masochisticamente, certi politici liberali si comportano come se rappresentassero lo 0,2 per cento e usano come comodo alibi l'essere un'estrema minoranza...
Questo è il punto da cui partire. Basta con i reduci e i nostalgici. Torniamo alle idee liberali: chi le sottoscrive è liberale.
E dunque potremmo essere in tanti. Se i politici non si mettono di traverso creando pseudo-partiti che non hanno nulla a che fare con le opzioni vere in gioco: conservatori-clericali, liberali, socialisti (per tacere delle estreme).
Cari amici liberali, il 4 luglio, festa dell'indipendenza degli Stati Uniti, primo Stato liberale al mondo, il Coordinamento dei Liberali Italiani, fondato il 10 giugno scorso (dopo mesi di preparazione e dopo due anni che il Salon Voltaire lo andava invocando), ha concluso il paziente lavoro di redazione del Manifesto programmatico, che mettendo faticosamente d'accordo e amalgamando le più diverse esigenze delle varie correnti liberali, segna l'ambito ideale, politico e culturale, insomma i confini, del Coordinamento per l'unificazione dei Liberali Italiani in un movimento unitario che potrebbe sfociare nelli Stati generali. Nel Manifesto tutte le posizioni liberali sono rappresentate, ma non a scapito dell'unità d'intenti e delle scelte precise, né della determinazione, che - vi assicuriamo - è molto forte. Una bella data, un bel risultato. Un Manifesto molto più bello e impegnativo di quello che sarebbe bastato. Meglio così: potrà servire in futuro.
Abbiamo, dunque, già fatto il lavoro duro di delineare i confini ideali. Siamo persone mature, conosciute, liberali da molti anni, ma non legate direttamente a nessun partito o schieramento. Disgustate, però, tutte, da come certi partiti hanno utilizzato in modo cinico il termine "liberale".
E ora questa struttura bella e pulita la offriamo a voi, a tutti, purché veniate con spirito di servizio, senza prosopopea, senza meschine strumentalizzazioni di partito. Il Gruppo vuole essere - per ora - un gruppo di collegamento, un pre-partito, quindi adatto oltreché ovviamente ai liberali terzisti anche a politici che militano su sponde opposte, purché autenticamente liberali.
Partecipare non costa nulla politicamente. Male che vada - ma deve andare bene - sarà un piccolo Parlamento liberale, una lobby liberale. E la vostra autonomia operativa è garantita. Ma al liberalismo serve la vostra grande esperienza politica, oltre alle vostre relazioni, determinanti per l'eventuale futuro soggetto liberale unitario.
Il Coordinamento, poichè vuole unificare i movimenti liberali in vista degli Stati Generali, ammette per ora solo i Gruppi. Ma per i grandi esponenti e i parlamentari si può fare un'eccezione: come organizzatori. E poi qualcuno dei vostri amici lo porterete certamente.
Ora la primissima "cosa" liberale è definita, le pareti della "casa comune" terminate. Si tratta adesso di riempirla, di abitarla. Tocca a noi, a voi, ai singoli gruppi, far conoscere all'esterno la novità, e soprattutto aderire e far aderire al Coordinamento i tanti altri Gruppi liberali italiani (club, movimenti, associazioni, partiti, fondazioni ecc).
Non siamo quinte colonne di nessuno, ma liberali puri (anche se non ingenui e di una certa esperienza) e sappiamo che sono almeno un centinaio i club, i movimenti, perfino interi piccoli partiti (liberali e repubblicani) che potrebbero aderire. In modo da avere una rappresentanza fedele e imponente dei liberali organizzati, e poter dar vita, quando sarà il momento, agli Stati generali. Sulla cui organizzazione pratica abbiamo messo a punto un sistema informatico e telematico originale e geniale.
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Firma il Manifesto per entrare nel Coordinamento dei Liberali
http://liberali-italiani.blogspot.com/2006/07/firma-il-manifesto-per-entrare-nel_04.html

Comments:
scusa, Nico, ma perchè solo "una parte" dei radicali?
quali sono quelli non sufficientemente "liberali"?
ciao. un radicale
 
Adriano, e che ne so io? Riportavo tra virgolette il pensiero di De Luca. Per me, invece, i radicali vanno benissimo tutti, ci mancherebbe. Forse è un lapsus, o è un errore di sintesi. Forse voleva distinguere tra i due filoni RnP. (?)
Lo so che è impossibile (i liberal-radicali sono tutti galli nel pollaio), ma fatemi sognare: se si unissero tutti i liberali veri, da Costa e Martino a Franco Debenedetti e Pannella, il nuovo soggetto liberale (con segretario obbligatorio Capezzone, se no faccio una strage: sono un capezzoniano Doc), in 4 anni di propaganda avrebbe il 30 per cento dei voti, e condizionerebbe la politica italiana. Tutto sarebbe diverso.
Chi lo impedisce?
 
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