05 luglio, 2007

 

Capezzone: merito e competizione, il progetto di un’Italia anglosassone

A Roma, in largo Goldoni. Ma nonostante gli scherzi della toponomastica, non si rappresentava la solita commedia all’italiana. Anzi, si respirava insieme ai gas di scarico delle auto un genuino understatement britannico, con quei stringatissimi obiettivi ("13 cantieri per una politica ad alta velocità") che potrebbero cambiare l’Italia in un Paese quasi anglosassone, per la prima volta nella sua storia fondato sul merito, la rimozione dei privilegi, la concorrenza, il superamento delle corporazioni. Non è poco.
E' un pacchetto di medicine pragmatiche e riformatrici l'obiettivo che sta dietro il network decidere.net. Anzi, è la prima volta che si propongono cure così profonde ai malati di Destra e di Sinistra. Per metodo e soprattutto per contenuto della ricetta, il medico Capezzone - anche se giura sul bipolarismo - sembra indicare ad un'Italia appiattita su due Poli poco o nulla liberali una terza posizione liberale e liberista, e in futuro, ne siamo certi, anche più laica. Il che finirà per porre prima o poi anche il problema della riunificazione di questa diffusa Italia liberale, che oggi i sondaggi danno ad oltre il 30 per cento (v. il sito dedicato Liberali Italiani).
Certo, non è un partito, ma per ora un movimento leggero, perfino virtuale, un collegamento di persone e idee innovative fondato sull’economia liberale, quello presentato a Roma, in strada, in fondo "alla radicale", da Daniele Capezzone. Ma è probabile, se avrà successo, che sia visto anche - lo ripetiamo - come un primo passo concreto nella direzione di una grande aggregazione riformatrice per una vera rivoluzione politica e di costume in Italia.
Un progetto radicale (e speriamo che Capezzone non dimentichi di esserlo, radicale), perché va alla radice dei mali. Ma moderato, perché non utopistico, anzi realizzabile in breve tempo, come lui stesso ha spiegato. E in questo carattere realisticamente "visionario" rivela l’imprinting del migliore Pannella, quell'eterno giovane-vecchio che disegna scenari fantasiosi, che poi puntualmente si realizzano 5 o 6 anni dopo. Quello stesso Grande Vecchio che ora, però, gli si è ritorto contro per gelosia più che per divergenze d'idee, e lo sta emarginando dal partito.
Ma, dei due, il più saggio di gran lunga è il più giovane. La sua prudenza è tale da avergli giustamente suggerito un passo alla volta, senza megalomanie. Quindi, pur avendo punzecchiato in passato il pan-economicismo dell'amico Della Vedova, ha deciso giustamente di cominciare le riforme da mercato e concorrenza, perché, come insegnano la storia del Liberalismo e perfino quella dell’Europa, è dalla libertà economica che scaturiscono le altre libertà, non viceversa.
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Ecco gli obiettivi:
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Tassa unica del 20 per cento.
Federalismo fiscale.
Presidenzialismo. Una sola Camera. Abolizione delle Province.
Deducibilità delle spese per sanità e istruzione.
Privatizzazioni (Rai, Ferrovie, Alitalia, Poste e servizi pubblici locali). In Spagna Aznar nel primo anno di govermo ha privatizzato le 29 maggiori aziende pubbliche.
Responsabilità patrimoniale dei pubblici amministratori.
Semplificazione delle pratiche per chi apre un'impresa ("Impresa in un giorno").
Riforma delle pensioni. Uscita a 65 anni, graduale e non obbligatoria, per uomini e donne.
Statuto dei lavori con tutele minime inderogabili (da un’idea di Biagi e Treu).
Lavoro straordinario senza tasse, e aumenti salario legati all’andamento dell’azienda.
Abolizione del sostituto d’imposta per lavoratori dipendenti.
Superamento degli ordini professionali per rendere più aperto l’accesso alle professioni.
Abolizione del valore legale dei titoli di studio e valutazione dei docenti.
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Inutile chiedersi "perché mancano altri temi". Non si tratta d'un partito. Il logo-network è economico e istituzionale, i 13 obiettivi sono stati scelti tra quelli in materia più rapidamente realizzabili, perché su questi e solo su questi si sono messi d’accordo i primi sostenitori. Una piattaforma, cioè, che è in qualche modo frutto di una ragionevole mediazione politica.
Più sensato sarebbe chiedersi come farà in un secondo momento l’ottimo Capezzone, ora che non è più solo, ad affrontare temi come diritti e laicità con alcuni compagni di strada firmatari del manifesto di Decidere.net, che sono liberisti sì, ma piuttosto conservatori o moderatamente clericali su quegli argomenti. D’altra parte Daniele non ha più al seguito i veloci e omogenei Radicali Italiani, abituati a buttarsi nelle iniziative a corpo morto e come un sol uomo, ma qualcosa che somiglia a una coalizione, e che traspare dalla lista dei firmatari. E deve tenerne conto. Ma diamo tempo al tempo: tutto cambia in fretta.
Carto, a nostro parere, alcune cose vanno migliorate o cambiate subito.Il logo è prosaico e sembra quello d'una società di consulenza che addestra managers con corsi full immersion. "Decidere"? Certo, è quello che dovrebbero fare i governanti italiani, e non fanno mai per non perdere consensi attirati con l'equivoco, dicendo di sì a tutto e al contrario di tutto. Ma allora qualunque verbo andrebbe bene. Perché non "pensare" prima di agire, "informarsi" e "studiare" prima di decidere, "saper fare", "formarsi" delle idee, o altrimenti, per non sapere né leggere né scrivere, limitarsi a "copiare" gli anglosassoni? Anche perché, in quanto al decidere, si sa, qualsiasi casalinga è efficiente e sbrigativa, e troppi sindaci (primo tra tutti Veltroni) ci hanno abituati ad un decisionismo rapido sì, ma ugualmente inconcludente e pieno di errori. Che poi puntualmente devono essere corretti.
L'efficacia psicologica della comunicazione sul network, poi, andrebbe potenziata. Come anche il panel di base dei consulenti (ammesso che i firmatari siano anche consulenti). Altrimenti, anche il perfetto comunicatore individuale, l'attore politico per eccellenza, come già è accaduto a Berlusconi e Pannella, rischia di non saper più comunicare attraverso un gruppo, un soggetto collettivo, dove la dinamica delle competenze e lo spezzettamento di eventi rende tutto incontrollabile, contraddittorio, non significativo e casuale. E invece ogni pur minimo particolare è fondamentale nella psicologia della comunicazione, specie in Italia, Paese ad alto tasso di emotività e irrazionalità, dove "la prima impressione è quella che conta".
"Pensare insieme", quindi, affrontare i problemi sempre in team, mai in solitudine: questo dovrebbe essere il metodo di lavoro "anglosassone" per il nuovo network. E gli amici esperti nelle più diverse branche non dovranno essere consultati separatamente, ma dovranno poter interagire e stimolarsi a vicenda - male che vada, in teleconferenza - in modo da innescare dinamiche moltiplicative e creative. E' così che nascono le idee geniali. Tutti i leader liberali occidentali lavorano così. In particolare mi sentirei di consigliare due livelli: un team ristretto, più politico-gestionale, per affrontare le decisioni correnti, e un team allargato per aggiornamenti di programma e più ampie strategie.
L'immagine esterna, dai filmati, ai loghi, dalla grafica ai siti web, dalle interviste ai comunicati, dovrebbe essere sempre supervisionata da psicologi della comunicazione. Per evitare che il nuovo soggetto possa illuderci perché piace, magari, a politici di professione e managers, ma non ai giornalisti e alla gente comune che poi va a votare. E invece è a questi che bisogna indirizzarsi, non alla corporazione dei politicanti di professione.
Anche perché c'è il dato sociologico che contrasta con un Parlamento non rappresentativo e inadeguato: c'è più liberalismo e modernità tra la gente che nelle istituzioni. Ecco perché sarebbe utile, fra qualche mese, un grande Manifesto-appello.
Infine l'ambiente, l'ecologia, che vuol dire anche controllo degli sprechi e risparmio di energia. L'ecologia liberale, rigorosamente fondata sulla scienza e sui contrastanti diritti di libertà (diritti di proprietà e di iniziativa, ma anche di godere il paesaggio e la Wilderness, cioè la Natura selvaggia), è oggi la sola praticabile. E invece, non sembrano esserci firmatari esperti di ecologia nel Manifesto. Infatti, l'approccio solo economicista dell'Istituto Bruno Leoni, ottimo nelle liberalizzazioni, non basta ad affrontare i temi dell'ambiente, dove regnano semmai le scienze naturali e la biologia. E abbiamo dimostrato, anche con un Manifesto, che l'ecologia liberale non è l'anti-ecologia. Perciò, bisognerà guardarsi in futuro dal prendere in materia posizioni reazionarie e negazioniste, che contrastano col progressismo delle scelte economiche e politiche contenute nei 13 punti.
In sostanza, con qualche piccola rettifica, il nuovo soggetto riformatore e liberista "in progress" ci sembra destinato ad incidere in modo molto positivo sulla realtà economica e sociale italiana. E perciò devono aderirvi tutti gli italiani che vogliono che il proprio Paese somigli di più all'Europa, che non solo sia più moderno e ricco - perché questa sarebbe una visibile conseguenza delle riforme - ma che garantendo le medesime possibilità a tutti, senza privilegi ai soliti "raccomandati" dell'economia e della politica, faccia emergere migliaia, milioni di nuove personalità, di nuovi soggetti attivi. Viene in mente l'Einaudi "sociale", quello della "eguaglianza nei punti di partenza" che rende tutti più liberi.
Ricordiamo, perciò, a lettori e associazioni che il network che vuole cambiare l'Italia ha bisogno dell'adesione di tutti (singoli, gruppi, club, esperti), cosa che si fa senza formalità in 30 secondi sul sito. Perché deve radicarsi ovunque, se vuole essere una rete efficace. Le riforme per essere condivise devono cominciare tra la gente, non nel Palazzo. Buona fortuna, Daniele.

Comments:
Secondo me, potrebbe esserci un appiattimento sul mercato. Tu pensi che quelli che ora lo appoggiano potrebbero lasciarlo solo nel caso tornasse ad occuparsi di diritti civili e laicità?
 
Guarda, Mary, che un noto esponente dell'Istituto Leoni si espose sulla difesa della tradizione cattolica contro la fecondazione medica...
Basta dire.
Fuori dell'economia sono conservatori.
Non vorrei che Daniele fosse prigioniero...
 
Per alcuni Craxi è l'origine di tutti i mali. Per altri è Berlusconi.

No. L'origine è molto prima. Il male è come un tumore con una incubazione di 10 o 20 anni. Negli anni '80 si sono iniziati a vedere gli effetti.
Le cause c'erano già da molti anni. Dov'era Stella allora? E dove è oggi? Perchè vuole fare il moralista?

Il problema è molto complesso (un mosto con tante teste) ed è sbagliata ogni semplificazione. Se tagli solo una testa questa ricresce.

Ci sono stati tanti errori. Ma veramente tanti. Perfino Napolitano ha ammesso la cecità di una certa dirigenza.

Ma forse a noi italiani è già andata bene così. Al di la del muro è stata molto peggio. Ma non per questo bisogna prendersela comoda (convegni, tavole rotonde, conventions, ecc.) o rassegnarsi.
Bisogna:
A) Riconoscere gli errori (smettendola con una certa cecità politica) e gli orrori del socialismo e del comunismo
B) Accettare le nuove regole: merito, competizione e libertà economica
Cordiali saluti
marco
 
Caro Capezzone, condivido le proposte del tuo network “decidere insieme” con queste aggiunte e modifiche:
a) per evitare i pletorici governi del nostro paese occorre stabilire che, in futuro, non devono avere più di 15 ministri e 15 sottosegretari (come USA, Germania e Francia);
b) il futuro Parlamento (una sola Camera) deve avere al massimo 200 deputati (sufficienti per un paese di 56 milioni di abitanti) eleggibili non più di due volte, remunerati con gettoni di presenza e una liquidazione di fine legislatura, senza alcun benefits e privilegio (in confronto, gli USA, 300 milioni di abitanti, hanno 435 deputati e 100 senatori, la Russia, 150 milioni di abitanti, ha 400 deputati della Duma e 178 componenti il Consiglio Federale, l’Unione Europea, 497 milioni ha 785 eurodeputati, la Cina, un pianeta di 1,3 miliardi di persone, ha un’Assemblea popolare di 2.800 rappresentati del popolo );
c) al posto delle attuali 20 regioni (4 in più delle 16 ereditate dal fascismo) occorre istituire 3 macroregioni, Nord, Centro e Sud;
d) vanno istituite, finalmente, le città metropolitane al posto delle attuali province (eliminandone qualcuna eccessivamente piccola ), amministrate da sindaci eletti dal popolo;
e) vanno abolite le attuali amministrazioni provinciali, le comunità montane, le municipalità, gli Iacp, le Asl, le Autorità di bacino, i Consorzi,le Autorità portuali e, immediatamente, le inutili e costosissime società miste;
f) ai city- managers, nomitati dai sindaci metropolitani tra i dipendenti della PA, va affidata l’amministrazione di tutti i comuni. Non solamente avremmo un paese più efficiente, più competitivo e più giusto ma risparmierebbe, grosso modo, qualcosa come 40 miliardi di euro l’anno.
Buon lavoro GERARDO MAZZIOTTI g_mazziotti@yahoo.it
 
Gerardo Mazziotti, per chi non lo sa, è un notissimo architetto e intellettuale napoletano di 80 anni, ma ancora pimpante e combattivo (complimenti).
E dice sempre cose da me condivise.
Questa sua proposta di ridurre finalmente la Casta politica è sacrosanta. So che anche Capezzone è d'accordo.
Solo che... se il Parlamento fosse composto di tanti Capezzone, Mazziotti e Valerio, una tale proposta passerebbe... Altrimenti, chissà?
Forse solo un referendum.
Ma Corte di Cassazione e Corte Costituzionale obietterebbero che si tratta di quesiti "disparati e incoerenti tra loro", e boccerebbero il referendum... Come hanno fatto in passato in casi analoghi.
Speriamo bene...
 
Caro Valerio, non ci sentiamo da tempo, ma le proposte di Capezzone sembrano concrete e realizzabili. Ma come al solito il difetto italiano: come partecipare?,come contribuire?,come contattarsi e rapportarsi?,cosa fare nel concreto?. Comunque non dimentico che l'ottimo Capezzone ha partecipato e aderito all'indecente connubio con l'armata brancaleone di Prodi e compagni!!.
 
Friedman, quello vero, era più razionale. Accusi Daniele di difendere Prodi? Ma li leggi i giornali?
Lo sai che è proprio la sua avversione, la sua critica continua al Governo il motivo addotto come scusa da Pannella per la defenestrazione di Capezzone da segretario dei Radicali?
E' arrivato perfino ad astenersi alla Camera...
Sul primo punto (che fare, come partecipare?)è semplice: fondi con semplice lettera privata e un gruppo di amici (minimo 3, l'ideale una ventina di persone)un gruppo, una "cellula Capezzone", cioè una sezione locale del Network. Chiamala, che so, Friedman Club. E ti dai da fare in collegamento col sito: conferenze, divulgazione, lezioni nelle scuole, proiezioni, raccolte firme su temi vari, lettere ai giornali col nome del vostro gruppo, dibattiti con altre forze politiche, blog, siti, newsletter, radio e tv private ecc.
Tutto per diffondere tra la gente queste idee e queste riforme. Che non devono cadere dall'alto, se no vengono bocciate.
Tieni conto che in Italia la maggioranza è statalista e assistenzialista. Però un buon 30 per cento potenziale è dalla parte nostra. Auguri.
 
"Solo che... se il Parlamento fosse composto di tanti Capezzone, Mazziotti e Valerio, una tale proposta passerebbe..."

Ieri volevo farti proprio questa critica, ma riferita a Decidere.net

I 13 punti se realizzati passeranno alla storia come le tredici fatiche di Capezzone. Per realizzarli servirebbe una maggioranza parlamentare liberista. E' il problema è proprio che ci saranno si e no venti parlamentari disposti a firmare questo programma.

Ho come l'impressione che più che di un movimento politico per il momento qui si stia parlando di un'associazione culturale.

Dobbiamo davvero sperare bene...e anche sperare tanto.
 
Sì, Sgembo, non essendo un Partito, è in fondo un'associazione culturale. Proprio come lo erano nell'800 i club mazziniani, carbonari, massoni e liberali. Che però poi fecero l'Unità d'Italia.
In quanto al Parlamento di oggi hai ragione. Se la vediamo staticamente è così.
Ma se la vedessimo dinamicamente? Voglio dire che iniziative del genere se riescono possono accendere reazioni a catena. Pensa alla faccenda della Casta e dei costi della politica: per i parlamentari era "qualunquismo". Ma ora tutti i cittadini ne parlano, perfino mia madre, grazie a due soli libri. Ecco che come d'incanto mezzo Parlamento promette di affrontare il tema. Una cosa analoga è successa con i 7 giorni per un'ìimpresa. Col pacchetto Capezzone potrebbe verificarsi la stessa reazioone.
 
Che ne penso?
che Berlusconi per essere votato parlava di liberismo;
che Prodi e D'alema per essere votati parlavano di riduzione delle tasse;
che Fini a Fiuggi parlava di svolta neo-liberale;
che i violenti parlano di pacifismo;
che certi liberali escludono i dissenzienti dal proprio desco;
cosa vuoi che pensi? che blatera, ecco tutto.
Invece di blaterare, pensi a mettere giù delle leggi e a proporle in parlamento, visto che lui è lì. Proporle al pubblico fa pubblicità, ma non serve a realizzarle.
Secondo me si sta facendo pubblicità, sta mettendo le mani
avanti visto il pericolo di caduta del governo e di nuove elezioni.
Quando farà discutere le sue proposte in parlamento, allora inizierò a crederci. Sarà lì che si vedrà chi è a favore e chi è contro l'ammodernamento dello stato, chi è progressista o riformista e chi è retrogrado o "frenista" (se posso chiamare così quello che ha sempre il
freno tirato).
Salvatore Di Maggio
 
Salvatore Di Maggio è un liberale doc, ma con l'amaro in bocca.

1. D'accordo, hai (abbiamo) subìto come liberali tante delusioni e tanti colpi bassi da Destra e Sinistra. Ormai vedi nero dappertutto e consideri tutti male.
Non ti chiedo di fare un'eccezione per Capezzone. Ti chiedo soltanto di analizzare razionalmente la figura, la carriera politica, le idee di Capezzone e di confrontarle con quelle dei personaggi che citi. Insomma, di non risparmiare la tua intelligenza nascondendola sotto l'emotività.
Ti sembrano davvero la stessa cosa?

2. Qui la cosa è diversa anche per un aspetto essenziale, che ti spiego essendo io come sai da sempre anche radicale. Un'aspetto che gli anglosassoni ma non gli italiani capiscomo.
Capezzone non deve "fare" per noi. Siamo noi, ciascuno di noi che dobbiamo fare qualcosa "per lui" (per noi). Ecco il network, la rete di club e iniziative. Ma una rete si fa con tanti nodi. Il che vuol dire diffonderfe idee, uomini, soluzioni, e preparare il terreno nel Paese. Altro che numeretti al Parlamento, qui e ora.
Noi italiani vogliamo la pappa già fatta. Anche molti di noi liberali. Invece il liberalismo vuole l'iniziativa personale. Hai presente i famosi anglosassoni?

Sul come dare una mano, basta imitare l'organizzazione spontanea dei radicali in loco (v. mia risposta al commento di Friedman
ciao
 
Partiamo da un dato reale: non siamo anglosassoni, quindi per i prossimi anni (cioè fino a quando le culture non si saranno profondamente amalgamate) non si può sperare in un'Italia anglosassone nell'ordinamento pubblico.
Sai Nico, sono convinto che ognuno abbia in cuor suo i propri problemi, e questo mi tiene al riparo da puerili e insulse invidie. Ma il tuo ottimismo: di quello mi piacerebbe davvero averne un po', mi basterebbe un decimo di quello che hai tu.
"En manque d'autre" la mia emotività ogni tanto fa l'occhiolino alla sfiducia.
Eh, ma se invece di gridare la carica fa l'occhiolino alla sfiducia, i motivi ci sono tutti.
I liberali sono prettamente pragmatici, e quando vedono che tante galline chiocciano senza fare l'uovo, annotano scientificamente: "Il pennuto chioccia di continuo. Contrariamente a quanto si possa pensare, il motivo non è la procreazione e la conservazione della specie, bensì è una manifestazione del proprio istinto di sopravvivenza".
Vedi, quello che serve all'Italia lo sanno tutti, lo ripetono perfino i compagni più moderati del governo.
E allora è inutile che venga ulteriormente ribadito. Si smetta di chiocciare, ora si deve agire.
Il liberale, dopo aver pensato il da farsi, senza indugi parte e fa.
E allora Capezzone inizi a piantare pesanti grane in parlamento su quelle riforme, non bastano le sterili critiche al governo; può scommettere che le gente inizierà a guardarlo con interesse.
Ma fino ad allora il liberale (che è pragmatico e non cincischia nè ha tempo da perdere) avrà cose più importanti da fare.
Quando si tratta di gestire un Paese, di decidere della vita di decine di milioni di persone, la frase della carica è "fuori i quaglioni!" (nel senso di grosse quaglie ;) ). Qualcuno li ha, qualcuno lo è. Chi lo è, fuori: vada via; chi li ha, fuori: li mostri.
Bada che non sono prevenuto nei confronti di Capezzone, io sono prontissimo a sostenerlo e dargli fiducia, ma non assolutamente sulla base di dichiarazioni di intenti senza una profonda azione parlamentare. Magari non ci riesce, ma intanto dimostra che fa maledettamente sul serio. È questo che voglio vedere io.
E forse anche tanti altri liberali.

Salvatore di Maggio
 
Salvatore, sono ottimista per non essere pessimista, rido per non suicidarmi.
Perciò ora ti farò un discorso "pessimista", così mi capirai meglio...
Anche tu parli di azione in Parlamento, magari "creare grane" a Prodi. Facile. Prodi cade, si va a elezioni e vince Berlusconi. E allora? B. c'è già stato al Governo: si è visto che cosa ha fatto, anche lui.
E' che il Parlamento di oggi è stato praticamente cooptato dai partiti, non rappresenta il Paese, è ancora meno liberale del popolo italiano.
Secondo me qualsiasi azione in Parlamento è sterile e porta alla sconfitta o all'inciucio.
Invece, bisogna preparare alle novità liberali la gente. Iniziare dal basso. In fondo "educare".
Dopotutto il caso Italia è unico: la gente è la più arretrata d'Europa (v. pensioni). Qualsiasi governo sarebbe contestato da AN, FI, Lega, Udc, DS, verdi e sinistra massimalista.
Un ipotetico governo di liberali durerebbe un mese, così come stanno le cose e la psicologia popolare.
Ottimo quindi il sistema dei club e del network: hanno una funzione maieutica.
 
No, non parlavo di far cadere il governo, ma di fare discutere le leggi in parlamento e spingere per raggiungere gli obiettivi.
Andiamo, i radicali sono bravissimi a stressare le persone quando vogliono ottenere qualcosa.
Pannella, invece di digiunare per la moratoria internazionale sulla pena di morte, avrebbe fatto meglio a farlo per uno dei punti di capezzone: quella è un obiettivo così a lungo termine che sembra un'utopia, questi sono realizzabili a breve.
Se non lo fanno, avranno i loro inter..... ehm, motivi.
 
Ecco la riprova che la mia diffidenza è "ben riposta".
Fra i firmatari ci sono:
- Stefano de Luca, colui che invece di fare campagna elettorale va a chiedere la poltrona dal berlusca e poi ci lascia soli a smazzarci per raccogliere le firme (tanto lui ha il posto assicurato, cosa se ne frega di noi liberali?);
- Francesco Grillo: al mio appello di puntare sulla cultura, la ricerca e l'eccellenza risponde "Non siamo mica un circolo culturale!". E poi mi vorrebbe far credere di sostenere le iniziative di Capezzone? Ma vada a prendere in giro qualcun altro! Quello cerca solo di farsi largo e basta;
- Carla Martino: taccio per rispetto.

Eh.... I know my chickens... ;)
 
Da elettore liberale e di centrosinistra, attendo con ansia che l'On.Capezzone, il quale con onestà intellettuale esprime con non celata asprezza i suoi dubbi sul "governo delle tasse" Prodi-Visco (TPS nn lo si tocca mai...), rassegni le dimissioni da Presidente della Commissione delle Attività Produttive. Un gesto di onestà che di sicuro farà chetare parecchi dubbi sull'intera nuova operazione politica
 
Caro Salvatore, parole (laicamente) sante... Certo, fa una certa impressione vedere la lista dei primi sostenutori. De Luca e Grillo non faranno nulla di concreto, però a Capezzone, che è ormai psicologicamente fuori dai radicali dopo la denuncia invidiosa del terribile caporale D'Elia, e sta navigando in mare aperto tra vistuali siti web, danno almeno l'impressione di avere un quasi-partito accanto... Non ci ha nessuno: il PLI-PRI è l'unica parvenza di struttura tradizionale. E mi dispiace per Daniele. A maggio avevo messo sull'avviso Capezzone sui liberali che non fanno nulla di liberale, anzi non fanno nulla di nulla, e vedono l'attività politica come una "lavoro" come un altro, anzi una rendita di posizione.
Ma il ragazzo è intelligente e impara velocemente: ha già capito che quel vizio è diffusissimo nella classe politica italiana, e che se uno avesse la sensibilità o l'indignazione di Nico o Salvatore finirebbe per non fare più politica.
Sulla ineffabile "moratoria della pena capitale nel mondo" proprio in questo momento (che mi ricorda una lontana e ancor più "paracula" (furba, in italiano) campagna contro la fame nel mondo", hai capito tutto. Il genio Pannella è maestro di diversioni e furbizie. Così furbe e complicate che talvolta vi si incarta... Ma ha antenne alte così. Un intuito incredibile. Fa solo cose quasi-vinte in partenza. Se non fa scioperi e marce per i costi della politica - ahinoi - è perché lui che vede e sa tutto non la vede ancora quasi-vinta...
 
Piuttosto è strana la reazione della Destra al proclama di Capezzone. Decine di siti e blog riuniti dalla rete Tocqueville che si rifanno ad AN o a FI, plaudono a Daniele. I più anziani con qualche riserva, i più giovani con entusiasmo. Un esempio tra tutti, quello della giovane milanese di AN Lavinia Prono, di 22 anni. Santa ingenuità: nel suo sito-blog Destra Futura è d'accordo su tutto. Ma allora, le vorrei dire, perché cavolo stai in AN? Non lo sai che è lì che si nascondono i peggiori statalisti, quelli che propongono aumenti di stipendio per gli statali senza chiedere in cambio efficienza, che si sono opposti alla vendita di Alitalia o altri enti di Stato, che organizzano picchetti contro le liberizzazioni dei taxi e delle farmacie, che sono contro il superamento degli ordini professionali, che l'anno scorso dissero di no ai radicali spingendoli a sinistra, decretando così la sconfitta del Centro-Destra?
Possibile che il popolo, e anche i giovani, del Centro-Destra siano così ottusi e faziosi da non vedere la realtà?
Ora tutti i blog di Destra dicono a Capezzone: vieni con noi! Ma dove li vedono a Destra i liberali e liberisti (non diciamo i libertari)? Se ci fossero stati, il passato Governo avrebbe fatto le liberalizzazioni nei 5 anni a disposizione.
 
Caro Nico
Leggo ora il commento in cui mi citi "ad esempio dei giovani blogger di destra".
Sono d'accordo con Capezzone perchè finalmente c'è qualcuno che ha buttato giù dei punti seri su cui lavorare.
"Santa ingenuità: nel suo sito-blog Destra Futura è d'accordo su tutto. Ma allora, le vorrei dire, perché cavolo stai in AN? Non lo sai che è lì che si nascondono i peggiori statalisti, quelli che propongono aumenti di stipendio per gli statali senza chiedere in cambio efficienza, che si sono opposti alla vendita di Alitalia o altri enti di Stato, che organizzano picchetti contro le liberizzazioni dei taxi e delle farmacie, che sono contro il superamento degli ordini professionali, che l'anno scorso dissero di no ai radicali spingendoli a sinistra, decretando così la sconfitta del Centro-Destra?"
Guarda, innanzitutto non bisogna fare confusione tra AN e FI...non siamo noi che abbiamo detto no ai Radicali decretando poi la vittoria del centrosinistra.
E soprattutto noi abbiamo si manifestato contro le liberalizzazioni perchè quelle erano liberalizzazioni FASULLE.
Ti sembro una persona ottusa solo perchè concordo con Capezzone?
Eppure tu per dirmi che in realtà mi sbagliavo ad aessere d'accordo con lui mi hai citato solo un punto: quello sulle liberalizzazioni...
E' vero, il nostro governo ha sbagliato a non farle nei cinque anni di governo, ma era nei programmi, e se avessimo avuto la possibilità di stare altri cinque anni al governo le avremmo fatte sicuramente e come ha detto Berlusconi: "liberalizzazioni serie e non create ad hoc solo per dare il contentino a una parte di elettorato".
Come vedi non ho il prosciutto sugli occhi, ma sono solo un pò più obiettiva di te e so riconoscere quando è giusto concordare con uno che non è prettamente del tuo schieramento.

Lavinia Prono
www.laviniaprono.splinder.com
 
Lavinia, Nico non ha tutti i torti. Io in AN ci sono stato: ho visto e vissuto da dentro lo statalismo di cui parla Nico. E ti dirò, ne sono uscito pensando "Da fuori non si vede, ma sono i soliti compagni di sempre". E stiamo parlando di AN, non FI.
Guardiamo da vicino le cose.
Grazie allo statalismo, tutto ciò che viene fatto in Italia deve passare per le istituzioni. Questo significa che chi governa una qualsiasi realtà, statale o locale, ha un potere smisurato, e se ne approfitta, per giunta in piena serenità, perché, votato dal popolo, è legittimato ab initio dai poteri assoluti che la democrazia gli conferisce.

Come conseguenza, intessono rapporti con quella parte del Paese dove circola più denaro, assicurandosi campagne elettorali e voti a profusione.

Per la classe politica lo statalismo è un manna a cui non rinuncerebbero per nulla al mondo: primo, perché si riempiono le tasche a dismisura; secondo perché è un sistema che permette loro di trascorrere la vita nella politica grazie ad agganci e connivenze che nello statlismo trovano la loro massima produttività.

Non ci rinunceranno mai: cosa farebbe D'Alema una volta fuori dalla politica? E Fini? Nulla, che competenze possono vantare?
Questo è uno dei difetti dello statalismo: permettere il successo di chi non vale ma in compenso sa blaterare molto bene, ottimi pifferai magici; ed è per questo che i partiti che sono in parlamento sono tutti, indistintamente statalisti.
Ancor più quei partiti che affondano le proprie radici nel socialismo, come per esempio AN.

E' per questo che la CdL poteva stare altri 5 anni, ma anche altri 10: non avrebbe fatto nulla di liberale, ha troppi agganci coi poteri forti. Se ci fosse stata davvero la volontà, le avrebbero fatte dopo un mese.
Il fatto poi che fossero nei programmi, in Italia ha il peso dell'aria.

Bersani sta facendo queste false liberalizzazioni perché è legato a doppio filo con le coop (infatti sta facendo tutto in loro favore). Ma voi sbagliate a opporvi, perché una volta rotto il sistema precedente, dopo basta cambiare una leggina piccola piccola: quella che sancisce il non obbligo delle cooperative di presentare il bilancio. E poi vedi come iniziano a cascare gli asini....

Ma che vi devo dire, in Italia la politica si riduce a tifo da stadio, non a critica fredda e costruttiva....
 
Aggiungo: c'è una legge (non ricordo quale, ma non importa, basta chiedere a un sindacalista, visto che è uno di loro che me l'ha indicata) c'è una legge, dicevo, che parifica i sindacati e i partiti politici alle cooperative, cioè li solleva dall'obbligo di presentare i bilanci.
E con tutto il magna-magna che fanno, quale politico abrogherà la legge anti-bilancio?

Anche alla CdL va bene questa situazione: quando tornerà al governo vedrai come si distinguerà per l'accidia.
Sia chiaro: visto che in Italia ci vivo, se sarò smentito sarò il primo a festeggiare.
 
Cara Lavinia, grazie di aver risposto alla mia provocazione. E complimenti per la dialettica: mischi già le carte come i vecchi politici...:-))
Infatti io rimproveravo ad AN di essersi opposta alle liberalizzazioni
del Centro-Destra, non a quelle "fasulle" (come dici tu) del Centro-Sinistra!
Da buon capezzoniano naturalmente mi fa piacere che Daniele peschi ovunque. Solo, temo le finte adesioni: non mi risulta che AN sia un partito liberale e liberista. Ricordo ancora le sparate di Alemanno e Matteoli, spesso d'accordo con Legambiente e i no-global anti-multinazionali.
Insomma, volevo dire, mi fa piacere il tuo liberalismo economico, solo hai sbagliato partito...:-)
Basterebbe la riforma delle professioni per una rivoluzione in AN...
 
Se Capezzone entrerà con il centrodestra e si unirà ai Riformatori Liberali avremo un vero soggetto politico liberale e liberista in grado di contare nel paese (a maggior ragione ora che la destra sociale di Storace è uscita da AN).
Se sceglierà di andare a sinistra avremo l'ennesimo soggetto liberalsocialista che non conta niente (un doppione della Rosa nel Pugno, che i sondaggi danno all'1%).
Se non sceglierà tra centrodestra e centrosinistra, non avremo niente.

Ciao,
Gionata
 
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