09 ottobre, 2008

 

La Corte sul caso Englaro: no allo Stato etico che tutto prevede, sì alle libertà

Anche sui vecchi manuali Bignami per i licei c’era scritto che se uno Stato si preoccupa di indicare in una serie lunghissima e minuziosa tutti gli atti che si possono o non si possono compiere lecitamente, perfino nel campo morale individuale, delineando di fatto un vero e proprio paradigma di comportamenti ammessi, cioè i valori assoluti da rispettare coattivamente, vuol dire che nell’ordinamento non esiste libertà. E' lo Stato che si autodefinisce "etico", perché l'etica è di Stato, cioè imposta a tutti con la forza delle leggi da una ristretta élite. Insomma, saremmo, ahinoi, in presenza di uno Stato totalitario e onnipresente, autoritario e oppressivo, che con la scusa di esserci paternalisticamente d’aiuto tenterebbe di prevedere tutto il possibile. Nulla di nuovo potrebbe inventare il cittadino. Non ci sarebbero nuovi diritti, insomma la libertà.
Al contrario, nel sistema liberale è il cittadino stesso a determinare per sé gli obiettivi e i valori della propria esistenza. E’ l’individuo che nell’ambito delle generali norme penali e civili, disegna un suo proprio percorso individuale, fatto di scelte continue lungo i decenni della propria vita, che rende la vita di ognuno di noi diversissima da quella degli altri. E, per analogia con l’ecologia, dove è bello e fruttifero l’ambiente in cui regna la varietà biologica, perché specie e individui competono tra loro, lottano magari, ma si completano anche, e interagiscono, così nella società risulta altamente positiva e tende al maggior tasso di benessere e felicità complessiva la diversità di usi, valori, comportamenti, atteggiamenti e credenze tra i singoli individui o gruppi.
Queste considerazioni, risapute per ogni liberale, rischiano però di sembrane eterodosse ai conservatori nostalgici dello Stato Etico che tutto prescrive, dirige, vieta, o appositamente consente. Con l'aggravante tutta italiana, che nel Bel Paese l'etica di Stato finisce per essere, in tempi di clericalismo strisciante della nostra classe dirigente, l'etica dello Stato della Città del Vaticano, cioè della Chiesa cattolica. Una posizione ben rappresentati dal sen.Quagliariello a nome della maggioranza, sull'inquietante vicenda di Eliana Englaro, la donna ormai morta (encefalogramma piatto) ma tenuta artificialmente in vita - una non-vita puramente vegetativa - che secondo l'etica interpretata dalla Chiesa bisognerebbe continuare a lasciare prigioniera di una macchina che pompa il sangue.
Il caso Englaro, come se non bastasse, ha provocato un attrito bizantino tra poteri e organi dello Stato, che ha visto la curiosa contrapposizione tra i giudici e il Parlamento italiano, per decidere chi dovesse decidere sul caso. L'ennesimo sintomo di una decadenza inarrestabile dell'ordinamento e della politica in Italia. La Corte Costituzionale, che si è pronunciata ieri [si veda l’articolo sul Corriere], era stata chiamata a dirimere un conflitto di attribuzioni che ha del surreale. Sui risvolti politici e ideologici della vicenda, ecco il commento di Raffaello Morelli della Federazione dei Liberali:
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"Nemmeno di fronte alla decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile il conflitto di poteri sollevato dalle Camere nei confronti della Magistratura sul caso Englaro il sen.Quagliariello, vice capogruppo del Popolo della Libertà al Senato, riesce a ricuperare una concezione liberale dei rapporti tra il cittadino e la legge. Per lui la Corte Costituzionale sarebbe pilatesca perché non impedisce alla Magistratura di giudicare ogni specifico caso nel quadro delle leggi esistenti: dovrebbe poter giudicare solo sui casi espressamente regolati dalle leggi. Questo è il principio dello Stato etico non dello stato liberale. Nello stato liberale la Magistratura può sentenziare legittimamente alla luce dei valori e dell’organizzazione generale del sistema costituzionale anche in mancanza di leggi espressamente regolatrici della materia specifica.
"Lo scorso luglio i liberali [la Fed-Lib, NdR] avevano scritto ai singoli parlamentari per invitarli ad esprimere un voto negativo sulla proposta del Popolo della Libertà di sollevare questo conflitto. Non fummo ascoltati, ma avevamo costituzionalmente ragione. Solo in uno Stato Etico un cittadino può fare solo quello che una norma di legge gli consente in modo esplicito. Così la comunità può fissare i comportamenti "giusti" di ogni cittadino, imponendo all’individuo di conformarsi all’identità collettiva. La convivenza è ridotta ad una sorta di habitat computerizzato in cui ognuno può fare solo quello che è previsto faccia nel programma di avvio. Per fortuna , la vita non funziona così, essendo aperta alle più strepitose evoluzioni. Perciò, in occidente, le leggi non partono da una simile pretesa comunitaria. Le leggi (modificabili attraverso dibattito e partecipazione ) imperniano i rapporti di convivenza sulla libertà di ognuno e, scontando la conseguente variabilità e imprevedibilità, stabiliscono che un cittadino possa fare tutto ciò che non è vietato. Di più, per rafforzare questa impostazione ed evitare chiusure politico ideologiche, separano il governare e il fare le leggi dal valutare l’applicazione delle leggi vigenti , in modo appunto che sia un altro organo dello Stato a valutare se il modo di vivere la propria libertà violi in qualche modo la libertà altrui o altre leggi.
"Con questo istruttivo precedente, anche quando i parlamentari esamineranno la legge sul testamento biologico, dovrebbero tener presenti i principi di una concezione liberale della convivenza. All'individuo cittadino occorre lasciare la possibilità di autodeterminarsi e di dare le direttive anticipate ai medici per il caso di gravi danni che impedirebbero di esprimere al momento la propria volontà sui trattamenti di sostegno estremi. Insomma, l'autodeterminazione deve valere sempre, a meno che un imprevedibile progresso scientifico abbia nel frattempo mutato i termini del problema. Invece vi sono troppi politici che, volendo contentare una certa gerarchia, vorrebbero una legge sul testamento biologico che affidi al medico un ruolo centrale di vaglio e di decisione, al di là della volontà dell'interessato, dando all'esecutore testamentario la possibilità di agire come gli pare e non secondo le volontà del testatore.
"E' indispensabile – conclude il Comunicato della Fed-Lib – applicare sempre il principio costituzionale della libertà del cittadino. Chi non vuol farlo non è liberale e deve essere avversato senza tregua dai liberali".

Comments:
Non resta dunque che il know-how, in 'attesa' (sic!) che Stato Etico e Stato Liberale (Libero?) convergano su linee equilibrate.
shelley keats - roma.
 
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