08 ottobre, 2013

 

Liberali prigionieri del populismo? La Storia si ripete. Polemica tra Ostellino e Critica Liberale.

Siamo alle solite: “liberali” all’acqua di rose che portano acqua al mulino del populista o autoritario di turno, solo perché ha promesso di essere “contro i comunisti”? Un cliché già visto e già condannato con vergogna dalla Storia, quando si è notato che con la scusa di essere “contro i comunisti” e la Sinistra, i furbi populisti e i dittatori perseguono solo potere e vantaggi personali, usando tutti i trucchi e aggirando tutte le regole liberali. Sapete com’è, dopo l’esperienza del Fascismo, che fu reso possibile proprio dal tradimento della grande borghesia liberale, ormai, abbiamo una certa, come dire, sensibilità per questo genere di meccanismi obbligati, e abbiamo una certa paura dei ricorsi storici.

Prendiamo Piero Ostellino, per esempio. Da giovane passava per studioso e giornalista brillante, prima direttore di Biblioteca della Libertà, poi corrispondente da Mosca e infine direttore del Corriere della Sera. Addirittura accreditato come “liberale moderno”, se non addirittura “progressista”. Ma come per molti liberali italiani, la maturità e l’incipiente vecchiaia non gli hanno giovato, e le sue posizioni sembrano sempre più irosamente conservatrici, spesso – è questa la critica di Critica Liberale – di  fiancheggiamento esterno al ventennale regime berlusconiano, fino ad apparire addirittura “illiberali”.

Perciò, il Nostro non ci piaceva più da tanti anni, e infatti ne abbiamo preso le distanze, con grave scandalo di qualche amico in buona fede ma un po’ sprovveduto, su un articolo controcorrente rispetto al suo vezzo retorico di considerarsi – lui giornalista e commentatore privilegiatissimo e osannato, ben al sopra dei propri meriti – quasi predestinata vittima sacrificale, eroico membro di una “esigua minoranza”, i famosi ma retoricamente comodissimi, in mancanza di valide argomentazioni, “quattro gatti” liberali. Ma eravamo anche contro il plauso di certi liberali di provincia, incapaci di senso critico, che dopo tutti i suoi errori, documentati da altrettanti articoli, ancora lo consideravano (sempre in ritardo sugli eventi i provinciali, eh?) “un grande giornalista liberale”, costretto a scrivere, con mille cautele, nientemeno” sul... quasi-comunista Corriere della Sera! Ah, ah, ah, che ridere!

L’altro ieri l’eterna “vittima” nata (a Napoli dicono volgarmente “chiagne e fotte”) ne ha combinata un’altra delle sue. In piena e tardiva caduta del Regime, anziché prendersela con quei “liberali” che per venti anni hanno appoggiato per convenienza più che per ignoranza un avventuriero politico che ha turlupinato chi voleva farsi turlupinare tra conservatori e riformisti, cattolici e liberali, infangando il nome stesso del Liberalismo, indovinate contro chi ora si lancia a testa bassa? Contro la Destra, direte voi. No, contro la Sinistra. Perché, “troppo” anti-berlusconiana! Sinistra che, a suo dire, facendo le mosse di colpire Berlusconi in realtà ce l’avrebbe col... Liberalismo stesso.

Confessiamo che anche se fossimo stati avvocati nell’improbabile Foro di Roccatagliata, ad utilizzare un arzigogolo del genere non avremmo mai pensato, noi che all’opposto avevamo sempre considerato la Sinistra democratica italiana troppo accomodante verso il Grande Venditore di pentole fallate che ha tenuto in scacco l’intera Nazione, fino al limite del gioco delle parti. E proprio lui, il “grande giornalista liberale”, che ha sempre avuto la medesima idea dominante nell’establishment, che ha avuto tutti gli onori (giornalista, direttore e commentatore), si sente “escluso”, emarginato, e incredibilmente afferma ora con forza “il diritto d’avere un’opinione contraria”.  Ma, di grazia, contraria a chi, a che cosa, visto che le sue idee erano e sono maggioritarie nel berlusconismo e nel conservatorismo italiano? Sì, lo so che non ci credete, ma è tutto scritto qui.

Ora su Critica Liberale online è apparso un articolo che riporta una lettera critica di Enzo Marzo a Ostellino e la breve ed evasiva risposta, che conferma, ahimé, la perplessità e l’imbarazzo di ogni vero liberale di fronte al modo di ragionare emotivo e irrazionale di questo ex o mancato, non sappiamo, Grande Giornalista Liberale.

Peccato, peccato davvero, è così scarsa in Italia la classe dirigente liberale, mentre il Liberalismo ha vinto in tutto l’Occidente, che un intellettuale intelligente in più avrebbe fatto comodo. Vabbè, speriamo in qualcun altro.


Comments:
Non potevi essere più convincente.
 
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